La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
Altìssimo il sole. Scintillava dovunque un aureo polverìo, e parèa il mar rutilante, non aqua, ma un mare tutto di luce. E, d'ogni parte, gente
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prudenza avrebbe saputo far meglio di quanto, ora, facèa la vigliaccherìa. Tutto al bene fluisce: dove non può la virtù, giova il vizio. E, allora, ebbe
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oblìi, e noi ritorni eternamente a vita, e a nuova forza - per i danni tuòi.» Ma, ahimè! che vale nulla parte perita se il tutto non è più quello? che
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- ella fece con voce affollata e ansante, mentre smaniosa agitava una pistola - per oggi, siam vinti. Stanno i nemici dov'èrano le case nostre. Tutto
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un padre, un padre al quale non si sarebbe potuto rimproverare se non la troppa clemenza, e che per mè avrebbe dato tutto il suo sangue, se la metà non
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, fu, innanzi tutto, deciso di mèttere insieme una specie di capannone. Detto fatto, èccoli all'opra. Si ripèscan dal sonno i più al fondo, e da ogni
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collo, suggèa da lei latte e amore. Ma, repente, il cielo sereno ingrigia di nubi. Tutto ammutisce. Ingròssano i fiori in arbusti, poi in piante e
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diventata fanciulla. Amore die' l'ùltimo tocco al Belliniano suo viso, non bello tutto, e perciò appunto bellìssimo. E i suòi compagni d'infanzia, che già
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nelle ìntime fibre di lui, e le tenne, finchè ci svanì, oppresse. Mario il capo abbassò, abbassò le pupille, avrebbe voluto inabissarsi tutto. Ma
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cui vene avvampava il furiale liquore, confusi in amplessi ribaldi, urlando, strillando. Di onesto, uno solo - un mastino. Ma, tutto intorno - quale